Stefano Romelli

30 ANNI DI PROPRIETÀ E GESTIONE DEL GROTTO BUNDI

Stefano davanti al Grotto - 1993
Nato e cresciuto nel Mendrisiotto, fin da piccolo, sovente la domenica a pranzo si usciva a pranzare con tutta la famiglia, nonni compresi, nei grotti ed osterie della regione. La cucina nostrana ha fatto subito parte della mia cultura culinaria. Dopo le esperienze in giro per la Svizzera e per il mondo, nell’autunno del 1992 mi si è presentata l’occasione di ritirare il Grotto Bundi, che frequentavo già da tempo. Infatti la proprietaria, tale Maria Vieceli, già prima di comprare lei il Bundi, gestiva l’allora rinomato grotto Del Piret a Castel San Pietro, meta di tante nostre uscite domenicali. Con mia moglie Sandrine decidiamo di dare continuità alla tradizione del grotto Bundi. Il mantenere le specialità nostrane che ruotano intorno alla polenta al camino, preparata giornalmente per pranzo e sera, è stato quasi naturale. Nessun stravolgimento, ma qualche miglioramento o adattamento ai nuovi gusti è stato fatto sempre nel rispetto della tradizione.

Il successo del Grotto Bundi è la somma di tantissimi fattori che si uniscono come una catena, dove i singoli anelli sono tanto importanti quanto la stessa catena. La polenta al camino la fa da padrona, ma senza il buon prodotto non sarebbe la stessa cosa. I fornitori sono essenziali e prediligiamo quelli locali. Ma anche il servirla è altrettanto importante, e per questo ci avvaliamo di ottimi collaboratori, persone fedeli che rispettiamo e a cui vogliamo bene come se fossero della famiglia. Basti solo pensare che alcuni sono da più di 25 anni che collaborano con noi.
personale grotto bundi - 2022
Per noi, ogni giorno è un nuovo giorno per allontanare il pericolo di una routine che potrebbe rovinare la continuità. La soddisfazione di vedere la clientela contenta e soddisfatta, ripaga da tutti i sacrifici e ci sprona a continuare in questa direzione. Penso proprio che il Bundi sia uno degli ultimi grotti che serva giornalmente e tutto l’anno la polenta cotta al camino, sia per pranzo che cena. Un po’ di cifre? Annualmente serviamo qualcosa come 12 tonnellate di polenta. A proposito, il nome Bundi deriva dal fatto che il primo proprietario del Grotto, tale Calderari, si chiamava di nome Abbondio, che in dialetto diventa “Bundi”. Il futuro del Grotto Bundi? Fintanto che il camino funziona, che il mulino di Maroggia prepara la nostra buona miscela di farina e che soprattutto vi sia passione nel prepararla e servirla, il Grotto Bundi rimarrà un luogo dove l’assaporare la cucina nostrana ed immergersi nel caldo e familiare ambiente, ti riporta nel passato, proprio come una macchina del tempo.
Stefano con maialino - capodanno 1976
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