Grotto Ponte Vecchio - La storia

Verso il 1860, provenienti da Verona (erano proprietari di un grande mulino nella loro Italia), arrivò la famiglia Zanetti, prendono dimora in Camorino, proprio a pochi metri dal famoso -Ponte Vecchio-. Subito riprendono con il loro mulino. Si racconta che negli spazi di tempo il signor Zanetti distribuiva i sacchi di farina con l'ausilio di un carretto trainato da un asinello, cantando. Non si sa plù dove tale famiglia sia andata a finire. Il fatto sta che dopo qualche anno é sparito il mulino, il signor Donati Pietro vi si stabilisce con la sua ferrareccia. Nel frattempo arriva il Grotto e di li prende il nome di "Grotto Ponte Vecchio".


Di questo Grotto ne prendono possesso la famiglia Nonella Giuseppe (il buon Pep) con la moglie Giuseppina (la buona Pepina) con i loro figli Attilio, Silvio ed Edoardo. II Grotto, situato a pochi metri dal vecchissimo ponte che attraversa la Valle Morobbia, con l'andare del dempo diventa meta non solo di numerosi scampagnanti, ma anche di numerosi musicisti. Attilio (oramai scomparso da tempo) avrà un figlio di nome Norberto (detto Puci), che si da allo studio della musica imparando la fisarmonica e si diletta a girovagare con varie orchestre, sopratutto con l'orchestra Traversi, poi parte per la Svizzera interna (Sciaffusa). Silvio anche lui avrà un figlio, Giuseppe, che anche impara la fisarmonica, ma solo per passione. Edoardo, famoso giocatore di bocce, si ritira dalla famiglia e seguendo l'esempio dei genitori si mette in proprio e ritira il vecchio ristorante del Sole, sito in Piazza Grande per poi portarsi con un altro migliore Ristorante, sempre "del Sole" verso il nuovo Viale della Stazione.

Si fa noto, che il vecchio Ristorante del Sole di Piazza Grande, era di proprietà della signora Duchini Dora e famiglia, partiti infine per l'America. Di quanti scampagnanti fu meta, per coloro che si recavano dal Pep e la moglie Pina? Oper incontrare il -Doardin?- Fu da quel gioco delle bocce che Doardin ne uscì talmente bravo da trasformarsi in campione Svizzero, senza contare tutti gli altri titoli conquistati in questo genere di gioco. Si susseguivano numerosissimi i pranzi, le cenette, I concerti del Circolo Mandolinisti di Giubiasco, trattenimenti, riunioni, prove di concertini ed orchestre. Anche dal Grotto Ponte Vecchio che l'orchestra Traversi, composta di ben 12 elementi eseguiva le sue prove, per l'esecuzione di dischi folcloristici e politici con partenza per Zurigo e successivamente per la Ville Lumière, la grande Parigi (1932). Veglioni, The Tango, (meta di numerose e prosperose ragazze da marito, ritrovo dei fidanzati, gli sposini accompagnati dalle loro mamme e papà per i loro fatidici quattro salti e: quanti matrimoni, pranzi allestiti dalla buona Pepina? Molti di questi giovani si sono conosciuti proprio il, in quelle vicinanze del Ponte Vecchio, futuri sposini, incontrandosi per i loro appuntamenti magari su quel vecchissimo Ponte ad arco, fatto tutto di pietra e ancora resistentissimo e si sa da parecchio tempo oramai che; dal come resiste (passano ancora oggi auto e grossi autocam) sarà sempre un segreto, forse protetto dall'altrettanto antica chiesetta di San Bartolomeo? Altrettanto resiste sicuramente il Grotto "Ponte Vecchio" oltre cento anni e per anni ed anni in un continuo progresso malgrado appunto l'immenso andirivieni del nostro dopo guerra. Per un certo periodo, il Grotto viene assunto In gerenza dalla famiglia Gamboni di Cadenazzo.Non é cambiato molto, ma sempre più migliore, ovunque si vede, risuona sempre l'eco del fiume Morobbia, nei pressi, il bel nome del Ponte, ma nel ricordi, anche il bel nome di "Grotto Ponte Vecchio" e chi sempre lo gestisce, l'antica famiglia Nonella.

Il Ponte Vecchio sulla Morobbia era un elemento importante della via francesca o maestra che collegava Bellinzona al Monte Ceneri o a Magadino. La data della sua costruzione non è nota. La Chiesa romanica di San Bartolomeo potrebbe indicare l'esistenza di un ponte già nel XIII secolo. La presenza di un passaggio era, infatti, indispensabile ai giubiaschesi per raggiungere la chiesa situata in sponda opposta. Negli statuti di Como del 1335 viene menzionato un ponte, forse proprio quello sulla Morobbia, della cui manutenzione devono occuparsi Camorino, Sant'Antonino e Giubiasco. Il Ponte Vecchio è raffigurato anche in un dipinto secentesco proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo. L'ingegnere Francesco Meschini descrisse nel 1801 due passaggi per attraversare la Morobbia. Uno dei due saliva fino alle falde del Monte Morobbia, attraversava il fiume sopra un ponte in pietra e continuava verso Giubiasco. Si trattava di una via lunga e ripida, utilizzata solo quando il fiume era in piena.

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